lotta per la felicita'

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diffondi a tutti

giovedì 10 febbraio 2011

bozza documento programmatico


La presente proposta nasce dalla considerazione che e' necessaria il coinvolgimento degli operatori , delle famiglie , delle associazioni , delle cooperative , degli utenti , delle forze politiche e sociali , contro l'indiscriminato taglio effettuato ai danni dei centri ex art. 26 da parte della Regione Lazio.

DESCRIZIONE DEI CENTRI..................................................................

 

 Il concetto di "riabilitazione" negli ultimi vent'anni si è modificato e con esso anche quello di disabilità, che un tempo s'intendeva legato ad un impedimento "fisico" nel compiere normali azioni di vita quotidiana. La medicina riabilitativa è passata da un modello clinico, fondato sull'accertamento del danno fisico, dell'eziologia del deficit,  ad un modello medico-psichiatrico. Oggi la riabilitazione ha esteso il suo raggio d'azione, dall'età evolutiva, alle fasce di popolazioni anziani, dall'alcolismo alle tossicodipendenze, dalla psichiatria alla fisiatria, neurologia e  via dicendo. Il termine disabilità, così, finisce per assumere un significato ambiguo e vago: da una parte, mantiene il significato di "malattia" di disturbo a carattere "genetico", si lega ad un problema del corpo, dall'altra si estende dai problemi "fisici" a quelli "psichici e, allo stesso tempo, allarga man mano il numero e la tipologia dei "riabilitatori" per liberare, da ultimo, la riabilitazione ad ogni settore di disagio. .

Quello che proponiamo è la costituzione di un movimento che ponga al centro

bisogni reali di quelle persone che in seguito a malattie, eventi traumatici, condizioni particolari legati all'età evolutiva o senile ecc., si ritrovano a far parte della consistente cosiddetta popolazione "debole" iniziando con il nostro coinvolgimento diretto nel difendere e sviluppare gli impegni economici pubblici nel settore evitando tagli indiscriminati e scriteriati.

Di chi stiamo parlando:-

Solo per fare qualche esempio, dal momento che la casistica è molto complessa ed articolata, parliamo delle persone con difficoltà o problemi fisici, psichici o ambientali, persone che hanno perso o non hanno mai posseduto capacità di adattamento, di inserimento sociale o integrazione lavorativa, beni materiali o relazioni affettive, persone che sono andati incontro ad eventi rischiosi per la propria integrità fisica, psichica e sociale in seguito all'uso di sostanze, legali o illegali o, semplicemente, parliamo di chi, con un problema di linguaggio definito "dislessia" o per "cleptomania" si è ritrovato in un casale di rieducazione per disabili a raccogliere pomodori. Parliamo delle famiglie che in seguito ad una o più di queste situazioni che coinvolge i loro cari si sono ritrovati a fronteggiare una sanità spesso latitante ed incompetente, inefficace a trovare soluzioni adeguate e, spesso, occupata da professionisti privati pronti solo a speculare sul questi tipi di disagio. nei confronti dei quali si ripropone oggi, come molti anni fa, una condizione di vita all'insegna della separatezza, isolamento e del disagio.

Con i recenti tagli dell'8% rischiamo di entrare in una nuova fase di segregazione di un'intera popolazione che non "riesce a farcela", una segregazione del tutto simile, nella sostanza, a quella del periodo manicomiale, sebbene in apparenza non è così: di tanto in tanto viene inaugurato un nuovo "centro diurno", vengono organizzati spettacoli e ricevimenti per disabili e per i loro familiari, vengono promosse raccolta di fondi e così via. Tutto questo è avvenuto con lo sviluppo di un ricco settore economico di speculazione privata sul disagio e sulla sofferenza delle persone deboli. 

NON SI PUO'  FARE COMUNQUE DI TUTTA UN'ERBA UN FASCIO , PERMANENDO DIFFUSE REALTA' POSITIVE , RADICATE E DI ECCELLANZA...................................................................

 

A darci un pretesto per affrontare  DI CONTRO il tema della "riabilitazione NEGATIVA" sono gli episodi che periodicamente, da quasi due anni, occupano le pagine dei giornali quotidiani, coinvolgono entità importanti nel settore della riabilitazione, come l'IKT (meglio conosciuta come Lady Asl), e l'ex Onlus "Anni Verdi", , e ancora più di recente Villa Fulvia ed altri. Questi eventi hanno messo in luce come la truffa sulle prestazioni riabilitative

e assistenziali e lo sfruttamento degli operatori del settore, siano le condizioni, la regola prevalente che ha consentito  ad alcune strutture  di poter trarre in modo permanente un buon ricavo economico dall'investimento.

Gli utenti di queste strutture, pertanto, non sono rimasti privi solo di "riabilitazione", ma hanno perso qualsiasi forma di tutela dei diritti alla cura, alla prevenzione, all'assistenza, all'integrazione, alla difesa legale.

In questi anni i diritti reali, non quelli scritti, ma quelli vissuti dai più deboli, dai

disabili li abbiamo visti talvolta  crescere e rafforzarsi,altre volte ed in altri luoghi si sono ridotti notevolmente.

 

E' vero, sono aumentati gli ausili tecnologici su autobus, treni, ecc., sono diminuite

le barriere architettoniche in particolare nei luoghi e negli edifici pubblici, ma di

disabili che partecipano e vivono la quotidianità, la città, la scuola, il lavoro, gli

spazi pubblici, se ne incontrano sempre meno.

I CENTRI EX ART. 26 REGGONO , RESISTONO.................................................

 

i maltrattamenti a soggetti deboli riportati dalla tv, qualcuno ripreso dai telefoni cellulari in alcune scuole superiori, qualcun altro "mimato" e messo su internet mostrano

una realtà di comportamenti arretrati e oscuri, rispetto ai quali risulta carente

una risposta politica, sociale e istituzionale chiara, al di là di strumentalizzazioni o

prese di posizione di breve durata.

La cura, l'assistenza, la prevenzione in ogni settore socio-sanitario, come la vita sociale per i disabili sono l'effetto, dunque, di una nuova cultura dell'isolamento riemersa prepotentemente negli ultimi vent'anni. Sono stati stravolti i principi e le pratiche relative alla tutela dei diritti delle persone diversamente abili, che sono alla base della nostra carta costituzionale  e della Riforma Sanitaria.

 

REGIONE , OPERATORI E UTENTI DEVONO ESSERE ALLEATI A SOSTEGNO DELLE REALTA' CHE RESISTONO....................

 

 Gli scandali, pertanto, non hanno arrestato l'interesse e la presenza dei privati nel

settore della riabilitazione in quanto gli stessi, con le regole ancora oggi in vigore,

si trovano a

determinare nei fatti condizionamenti e comportamenti negli utenti e negli operatori.

Il settore della riabilitazione ha rappresentato anche talvolta un ottimo investimento e, senza

ombra di smentita,  in taluni casi un danno per gli utenti e per le loro famiglie.

La Riforma Sanitaria aveva messo al centro dei suoi obiettivi la costituzione di servizi

Di Diagnosi precoce, Prevenzione, Cura e Riabilitazione, attraverso l'art.26, affermando

la centralità del servizio pubblico e in subordine, l'utilizzo di convenzioni con istituti esistenti.  Ciò era dovuto a quelle spinte espresse da centinaia di associazioni di genitori, dagli operatori, e di seguito, dalla stragrande maggioranza delle

organizzazioni sindacali, dalle forze politiche democratiche, che sulla base delle esperienze, da quelle arretrate a quelle più avanzate, riconoscevano l'assoluta necessità della costituzione di strutture pubbliche perché le uniche per ragioni

strutturali, professionali, ed economiche, in grado di garantire prestazioni dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, tutelare i loro diritti e la loro integrazione

nel tessuto sociale e lavorativo.

Il ruolo del Servizio Pubblico è in parte appannato , sotto la pressione di un privato sanitario e sociale che lo ha sostituito parzialmente. Gradualmente si è quindi assistito all'interno dei servizi alla contrazione di risorse ed ad una sorta di decadenza delle motivazioni generali che negli anni 70 spinsero la ricerca, la sperimentazione e la pratica di riabilitazione ed integrazione sociale, nel nostro paese, ad alti livelli. Nel settore sociosanitario l'insicurezza spesso si coniuga con il peggioramento del servizio e con guadagni per i titolari delle Onlus o cooperative sociali; per differenza risulta evidente che le risorse per i servizi diminuiscono.

NON E' POSSIBILE UN TAGLIO INDISCRIMINATO TRA SOGGETTI DIVERSI PER QUALITA' ED EFFICIENZA.............................................

Si è passati, così, da un atteggiamento riabilitativo inteso come processo d'integrazione sociale ad approcci riabilitativi  "tecnicizzati", selettivi e limitati. La struttura organizzativa attuale è COMUNQUE DA RINNOVARE ed appare impossibile intervenire senza modificare radicalmente il sistema, in cui permane TALVOLTA spreco, parassitismo, e poteri locali.  Il privato è sempre più espansivo, mentre il pubblico IN DIFFICOLTA' , all'interno del quale la difesa di interessi privati e personali dei singoli coincidono TALVOLTA con la protezione dei meccanismi corporativi di tutto il sistema.

Tutto questo ha portato alla ricostituzione di un modello pseudomanicomiale fondato, questa volta, non su basi ideologiche, ma determinato da quei meccanismi economici che hanno ridotto lo Stato Sociale e privatizzato alcune funzioni, rendendo le misure di protezione sociale per i i più deboli, anche talvolta fonte di significativi profitti e speculazione finanziaria per taluni soggetti privati.

La persona appare sempre di meno al centro dell'evento riabilitativo , anche se esteriormente si diffondono a macchie di leopardo situazioni migliorative. E' tornato in auge un certo linguaggio talvolta rinunciatario : all' espressione "disabilità stabilizzata", seguono azioni culturali conseguenti, attraverso manifestazioni ed iniziative volte a mostrare i "limiti" di certe persone, quasi a convincere pedagogicamente l'opinione pubblica circa l'incapacità permanente dei soggetti disabili e della loro infermità costante ed immutabile.

Le persone con un handicap fisico, o con problemi di isolamento psichico ritorna ad essere stigmatizzato scientificamente. Se un tempo, queste persone erano solo oggetto di scherno, di bambini vivaci o adulti insensibili e grossolani, oggi, la "scienza" costruisce talvolta per loro un mondo "diverso", il luogo perenne, appunto, dei "diversamente abili". Se una volta il manicomio era un luogo fisico preciso, dove rinchiudere le persone ritenute pericolose o "fastidiose" per il decoro sociale, oggi, la società stessa s'impadronisce incoscientamente talvolta di strumenti per isolare e segregare "scientificamente" i più deboli, coloro che entrano in una spirale di disagio.

La consapevolezza ed I metodi acquisiti negli anni '70, avrebbero dovuto fornire gli strumenti per costruire un sistema di formazione e consolidare i diritti per i soggetti a rischio di emarginazione e disabilità ed invece si assiste ad un parziale ritorno indietro  per quanto riguarda la tutela ed i meccanismi di protezione. 
 

Le figure professionali sono state omologate non di rado a funzioni ripetitive e segreganti: l'operatore di base, spesso, si munisce di un approccio custodialistico, per "gestirsi" il lavoro ed essere funzionale al sistema degli accesssi senza correre il rischio di perdere il lavoro. Il settore della riabilitazione – che corrisponde all'intera area sociale della sanità - a volte e' scarsamente controllato.

  Con la creatività che caratterizza il nostro Paese, c'è un Pubblico presentato all'utente (che non paga direttamente le prestazioni), mentre di fatto il servizio è gestito privatamente da imprenditore a volte improvvisati che in pochi anni, poco investendo di tasca propria, attraverso accordi con le banche e con le diverse confederazioni della Sanità privata, hanno prodotto un significativo  patrimonio finanziario.

 

MA NON COSI' E' PER TUTTI ........................................................................

 

Vi è una privatizzazione lievitante  del servizio: la stragrande maggioranza degli enti privati, fornitori di servizi riabilitativi accreditati dalla Regione Lazio, si avvale sempre piu'  della collaborazione di autonomi o, raramente, di lavoratori a progetto (età media 24 – 25 anni), sempre meno lavoratori sono inquadrati con un'assunzione a contratto a tempo indeterminato. Anche la formazione, pur non assumendola come requisito di base nelle attività riabilitative, viene gestita dalle aziende attraverso corsi, graduatorie, E.C.M. non retribuiti. Così I lavoratori, non percepiscono alcun indennizzo per questa formazione, con l'aggravante che l'assenza dal posto di lavoro comporta un'ulteriore detrazione dal  proprio  salario. 

Il ricorso estenuante al "TRASFERIMENTO DI RAMO D'AZIENDA "

art. 2112 del c.c. , avvenuto senza finalità organizzative, ma per motivi di scarsa aziendalita', crea inoltre, nel settore privato convenzionato un'atmosfera incerta e precaria e ha reso insicuri i lavoratori, con il sopravvento di timori che si pensava superati e che riportano il mercato del lavoro indietro di decine e decine di anni.

Le competenze professionali sono a volte appiattite in una logica eccessivamente economica.

Le equipe  psico-medico-pedagogiche  hanno perso il loro ruolo di competenza e di ricerca; quando esistono, perchè formalmente imposti dalle delibere di accreditamento, sottostanno  in genere agli obiettivi dell'organizzazione, finalizzati alla pianificazione ed incremento dei finanziamenti. Piuttosto che assumersi le proprie specifiche responsabilità nella tutela degli assistiti, si limitano talvolta a limitarsi una tiepida dinamica organizzativa riabilitativa, una sorta di balletto delle cifre. Ma succede, spesso, che professionisti con i titoli siano costretti, se vogliono lavorare, a rinunciare alle proprie competenze ed esercitare il ruolo dell'operatore di base per necessita' quotidiane, mentre i "coordinamenti" sono spesso formati da personale in linea e legato da un patto di fedeltà con i vertici della struttura. Tutto si gioca sempre nella logica dell'economia aziendale. Questa situazione comporta che   sono talvolta venuti a a mancare servizi pubblici professionali: le competenze e le prestazioni psicologiche, per esempio, non si sono formate spesso sul "campo" e non hanno prodotto una significativa  tradizione consolidata di pratiche d'intervento, ma sono state sostituite da quelle psicoterapeutiche, che normalmente si possono applicare solo attraverso un contratto privato con persone che scelgono liberamente una terapia piuttosto che un'altra. Gli utenti di queste terapie sono stati definiti clienti YAVIS (giovani, attraenti, intelligenti e di successo). Tali tipi d'intervento, dunque, oltre ad essere inadeguate ai servizi sono scarsamente utili alla salute delle popolazioni deboli. L'orientamento dei servizi assume forme psichiatrico-psicoterapeutiche che negli Stati Uniti e nel resto del mondo erano presenti nel 1950 e che già nel 1955 erano state superate con la legge "Community Health Centers Act" che istituiva dei Centri nel territorio predisposti a prevenire il disagio sociale.

Legge precorritrice della 180 in Italia e di altre forme di tutela in altri paesi europei. Tutto ciò a volte sembra solo un vago ricordo,  neanche tanto nitido in chi lo rievoca.

Nel clima di questa omologazione professionale, gli stipendi si mantengono al minimo (12-15 euro lordi) e vogliono rappresentare, ingannevolmente, il corrispettivo di un'attività di basso livello. Mentre l'azienda per accaparrarsi i finanziamenti, descrive tra i propri obiettivi, le norme di tutela degli assistiti, di fatto, poi, impone ai lavoratori una routine poco edificante , di "parcheggio" degli utenti.

ESISTONO CENTRI E CENTRI , SAPER DISTINGUERE E DISTRIBUIRE SELETTIVAMENTE I TAGLI..............................

 All'osservatore esterno a volte sembra non esserci in taluni centri  alcun interesse al loro miglioramento della qualità della vita. Per questo,  viene ostacolata ogni forma di attività che mette in discussione l'isolamento degli utenti, a meno che, tale attività non sia controllabile dai vertici dell'azienda. Alcune  strutture, per fortuna rare , paiono talvolta pseudomanicomi "aperti" al mercato. Una rigida disciplina sottopone i lavoratori alla custodia degli utenti, giustificandone gli stipendi bassi, consulenti vari e fiduciari (anche i lavoratori stessi se dotati di particolare dote di fedeltà) possono ottenere vantaggi di vario tipo, se mantengono una dinamica funzionale all'organizzazione privatistica di contenimento dei bisogni degli assistiti ; contesti come questi descritti si realizzano anche per necessita' e sopravvivenza , in assenza di controlli e programmazione regionale.  In questa situazione, i conflitti che sorgono nella struttura vanno a vantaggio o sono controllabili dall'azienda: ci possono essere conflitti tra lavoratori, per i diversi carichi di lavoro; oppure conflitti tra operatori con titoli, culture e sensibilità diverse;  chi possiede delle competenze di base si concentra sullo sviluppo dei riconoscimenti legislativi e se non viene trascinato dalla routine imposta dalla struttura, s'illude di poter esercitare un qualche ruolo collegato ai propri titoli professionali. mentre non esistono lotte sindacali verso il miglioramento del sistema. Il sindacato interviene solo nei casi in cui ci sono situazioni in cui i lavoratori non percepiscono lo stipendio per mesi. Con la destrutturazione del servizio pubblico, anche le varie professioni della riabilitazione sono soggette alla dinamica del mercato; sicchè anche i riabilitatori vengono "formati" da un mercato di scuole private di specializzazione che di fatto possiede solo competenze teoriche – anche discutibili – e non è in grado di mettere in atto soluzioni concrete per il disagio. La possibilità, infatti, riabilitativa non si lega soltanto ad interventi "tecnici" di singoli operatori, ma riguarda anche l'orientamento, il tipo e lo sviluppo del Welfare nel suo complesso; molto dipende dalle garanzie giuridiche e dai meccanismi di protezione sociale (sussidi, diritto del lavoro, ecc.). Solo il legame tra gli interventi tecnici ed i meccanismi di protezione può favorire l'integrazione sociale e canalizzare l'assistenza e la cura verso lo sviluppo sociale, a qualsiasi livello, degli utenti.

Questo modello riabilitativo basato sulla libertà e razionalità del mercato ha vanificato in parte lo spirito di riforma ottenuto con la legge 180. 

Deve essere affrontato quindi il nodo centrale che ha prodotto questa situazione: la eccessiva privatizzazione del Welfare.

La posizione dei gestori di strutture a scopo riabilitativo e d'integrazione sociale deve esser a forte controllo pubblico .

 

MOLTI EX ART 26  HANNO UNA MISSION ED UNA STORIA POSITIVA..................................

 

La disabilità, l'emarginazione e tutti i fenomeni di carattere socio-sanitario, (tutela dei minori, qualità di vita degli anziani, garanzia di inserimento sociale per persone con problematiche psichiatriche, ecc.), necessitano di una gestione a carattere prevalentemente  pubblico, poiché si legano ai meccanismi di protezione sociale istituiti dal Welfare.  Tali meccanismi assolvono alle funzioni di interesse generale della collettività e vanno gestiti direttamente dalla regione che deve essere piu' presente .

Il Servizio Pubblico e convenzionato , pertanto, presenta o, comunque, è in grado di determinare quelle caratteristiche di neutralità e disinteresse di tipo economico-finanziario e politico-gestionale, necessarie alla valutazione dei gradi di cronicità delle patologie neurologiche e neuro-psichiatriche, allo sviluppo dei trattamenti finalizzati all'integrazione sociale in tutti i settori socio-sanitari, bensì alla creazione di un'organizzazione del lavoro in grado di articolare la complessità professionale allo scopo esclusivo del raggiungimento dei risultati. Una struttura di tipo privata, anche nella forma dell'organizzazione senza scopo di lucro, invece, SE NON CONTROLLATA ADEGUATAMENTE sviluppa inevitabilmente un conflitto d'interessi tra gli scopi generali della collettività e l'interesse privato di gestione dell'organizzazione stessa. Ciò comporta il fatto che tutti i meccanismi protettivi esistenti per le condizioni di svantaggio vengono sistematicamente disattesi o applicati parzialmente ed in forma distorta. Prendiamo ad esempio la legge al collocamento al lavoro per le persone disabili o in condizione di emarginazione. In questa condizione, di scarso personale pubblico e di servizi privatizzati, i tirocini di lavoro non sono avviati con la professionalità opportuna. I servizi sociali non sviluppano le potenzialità specifiche di questa tipologia di persone, collocandoli in un'attività di lavoro adeguato al singolo individuo, ma, nella maggior parte dei casi, la legge per l'occupazione viene "forzata", ovvero applicata tout-court. Si produce, così, da una parte, molto disagio nel caso di una persona disabile che si trova a fronteggiare un lavoro per cui non è stato formato o non è in grado di eseguire, dall'altra una certa tendenza di intolleranza o tolleranza mista a pietismo, da parte dei colleghi di lavoro.

La gestione privata PRIVA DI CONTROLLI non gestisce le condizioni dei più deboli in maniera disinteressata e produce una certa resistenza per tutte quelle azioni volte all'emancipazione dei soggetti: infatti, qualora tali iniziative, inevitabilmente, diversificano le sovvenzioni pubbliche verso differenti Enti e Istituzioni si produce una competizione per l'accaparramento dei finanziamenti. In questo modo il "mercato della disabilità e del disagio" si espande, proliferando progetti inutili, nella maggior parte dei casi, ed un ingente spreco di denaro pubblico.  La prospettiva di gestione CON CONTROLLO ELEVATO dei servizi privati rappresenta il naturale sviluppo coerente dell'applicazione della 180 a cui si è fatto cenno, con la designazione corretta del termine "territorio", riferito alla maturazione concreta delle reali opportunità esistenziali delle persone svantaggiate. La sostituzione, invece, delle strutture private tipo no-profit SENZA CONTROLLI ADEGUATI alla Funzione Pubblica dei servizi socio-sanitari alla persona, non solo ne produce lo smantellamento, ma causa, come si è detto, il fenomeno della privatizzazione selvaggia del Welfare State.

Da queste e da altre riflessioni (che auspichiamo emergano dagli operatori stessi) , nasce la necessità di proporre un nuovo confronto tra i riabilitatori (il personale educativo , riabilitativo e terapeutico) tra tutti coloro che sentono il

bisogno di un nuovo sviluppo riabilitativo partecipato e democratico: operatori , famiglie , pazienti , associazioni , istituzioni , sindacati , forze politiche , sociali , culturali e scientifiche.

E' un movimento che per affermarsi deve essere ampio comprensivo delle molteplicità

di esperienze e che riconosca come irrinunciabili i seguenti principi: il principio dell'integrazione sociale e del diritto al lavoro. 

    a)      riconoscimento ed il soddisfacimento dei bisogni degli utenti – dai disabili ai soggetti emarginati - nell'ambito della promozione e della tutela dei diritti universali basati sulla centralità della persona e adeguati al luogo ed al tempo presente; 

    b)      riconoscimento del ruolo centrale di indirizzo e di controllo,

    del servizio pubblico, affinché lo sviluppo degli utenti, la loro

    integrazione sociale e lavorativa, la loro emancipazione, la loro vecchiaia

    possa essere garantita e realizzata; 

    c)       riconoscimento dei bisogni dei familiari, in modo da consentire anche a

    loro, una vita piena , uno sviluppo equilibrato ed una prospettiva certa per il

    futuro proprio e dei loro cari; 

    d)  riconoscimento del settore socio-sanitario come elemento di congiunzione reale tra il sociale e il sanitario, fattore unificante ed essenziale per la divisione delle competenze degli operatori e lo sviluppo delle risorse.  

    e) riconoscimento della qualità importante del lavoro di cura, assistenza e      riabilitazione, sottratto al ricatto della precarietà ed affidato al controllo elevato del Servizio Pubblico.  

    f)  riconoscimento del principio dell'integrazione sociale e del diritto al lavoro per i disabili e le persone emarginate 
 
 
 
 
 
 
 

A tale scopo proponiamo i seguenti obiettivi a tutti gli operatori coinvolti nella riabilitazione ed ai cittadini , per far uscire dal buio e dal silenzio il mondo riabilitativo ed individuarne la rinascita e lo sviluppo nel rispetto dei principi

costituzionali, umani e civili :-  

BLOCCO DEL TAGLIO INDISCRIMINATO  AI CENTRI EX ART. 26 INDIVIDUANDO CASO PER CASO DIFFERENZIAZIONI CONTESTUALI ED IN TALUNI CASI ELIMINANDOLO TOTALMENTE

 

inoltre

1 Osservatorio sulla qualità della vita e del lavoro nel settore dell'assistenza della

cura e della riabilitazione

(In proposito sarebbe interessante proporre una commissione d'inchiesta sullo

stato generale delle strutture riabilitative , per quanto riguarda gli spazi

per le varie attività, la validità e la verifica dei programmi, la funzione di collegamento

e coordinamento con attività sociali, il rapporto numerico operatori utenti,

i tempi realmente dedicati alle attività riabilitative, i risultati dei progetti riabilitativi,

di inserimento scolastico, sociale, lavorativo.)

E di conseguenza verificare i controlli ispettivi effettuati, il perché dei limiti oggettivi dei controlli effettuati, e le ragioni del rilascio di tante autorizzazioni immotivate

 

 

 


 

 
 
 

2-Realizzazione di un  sito web aperto a tutti gli operatori per creare un crocevia condiviso di dibattito politico e scientifico e permettere di impostare una RETE INFORMATICA tra gli operatori di tutti i centri di riabilitazione. 
 

3) sottoporre il processo di "trasferimento di ramo d'azienda" a verifiche e controlli approfonditi e celeri (prima della firma dell'intesa sindacale) , al fine di evitare licenziamenti mascherati o procedure aggressive negative esclusivamente finalizzate  a carenze aziendali , con conseguente creazione di precarieta' nel personale ed a ricaduta insicurezza e danno della qualita' dei servizi al disabile.

 

4)Organizzazione di una Conferenza Regionale sulla Qualita' del Lavoro nei Servizi Riabilitativi

5) Sviluppo delle liberta' civili , politiche e democratiche nei centri privati (convenzionati o meno) nei quali i disabili trascorrono lunghi periodi di vita (possibilita' della fruizione della propaganda elettorale facilitata , possibilita' di stabilire relazioni conoscitive , possibilita' di frequentare i centri sociopolitici del territorio etc.). 






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