lotta per la felicita'

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diffondi a tutti

domenica 30 gennaio 2011

l'eccidio dei disabili

AUSMERZEN
Per chi vuole vederlo o rivederlo, sul sito di La7: http://www.la7.tv/richplayer/?assetid=50200656

DIFENDIAMO I DISABILI DAGLI ATTACCHI DELLA REGIONE !

Riabilitazione Democratica







La presente proposta nasce dalla considerazione che e’ necessaria una riflessione collettiva sui temi del:-


a) riconoscimento ed il soddisfacimento dei bisogni dei disabili nell’ambito
della promozione e della tutela dei diritti universali basati sulla centralità
della persona e adeguati al luogo ed al tempo presente;

b) riconoscimento del ruolo centrale, gestionale, di indirizzo e di controllo,
del servizio pubblico, affinché lo sviluppo delle persone disabili, la loro
integrazione sociale e lavorativa, la loro emancipazione, la loro vecchiaia
possa essere garantita e realizzata;

c) riconoscimento dei bisogni dei familiari, in modo da consentire anche a
loro, una vita piena , uno sviluppo equilibrato ed una prospettiva certa per il
futuro proprio e dei loro cari;

d) riconoscimento del ruolo centrale svolto dagli operatori dell’assistenza e
della riabilitazione come elemento di congiunzione tra il sociale e il sanitario,
perché patrimonio di risorse che è in grado di attivare le risorse dell’utente.

riconoscimento della centralità del lavoro di cura di assistenza, di
riabilitazione, sottraendolo al ricatto della precarietà






Quello che proponiamo è la costituzione di un movimento che ponga al centro i
bisogni reali dei disabili, dei loro familiari e dei loro cari nei confronti dei quali
si ripropone oggi come molti anni fa una condizione di vita all’insegna della
separatezza (ai limiti di una nuova segregazione) e del disagio.


In questi anni i diritti reali, non quelli scritti, ma quelli vissuti dalle persone
disabili anziché crescere e rafforzarsi, si sono ridotti notevolmente.






E’ vero, sono aumentati gli ausili tecnologici su autobus, treni, ecc., sono diminuite
le barriere architettoniche in particolare nei luoghi e negli edifici pubblici, ma di
disabili che partecipano e vivono la quotidianità, la città, la scuola, il lavoro, gli
spazi pubblici, se ne incontrano sempre meno.

La cronaca dei giornali locale e nazionale, con le denunce sulle truffe di IKT, Anni
Verdi, con migliaia di utenti tra ambulatoriali, domiciliari e Centri Diurni e Residenziali,
di Villa Fulvia e tante altre che potrebbero manifestarsi, i maltrattamenti a soggetti
deboli riportati dalla tv, ripresi dai telefoni cellulari in alcune scuole superiori
rimettono dinanzi ai nostri occhi una realtà di comportamenti dalla cura
all’assistenza, ecc., alla vita sociale arretrati e oscuri, rispetto ai quali risulta carente
una risposta politica, sociale e istituzionale chiara, al di là di strumentalizzazioni o
prese di posizione di breve durata.

Da anni assistiamo al venir meno e allo stravolgimento dei principi e delle pratiche relative alla tutela dei diritti delle persone diversamente abili, che sono alla base della nostra carta costituzionale e della Riforma Sanitaria.

Gli episodi che periodicamente, da quasi due anni, occupano le pagine dei giornali quotidiani, coinvolgono entità importanti nel settore della riabilitazione, come l’IKT (meglio conosciuta come Lady Asl), e l’ex Onlus ”Anni Verdi”, , e ancora più di recente Villa Fulvia, hanno messo in luce come la truffa sulle prestazioni riabilitative
e assistenziali e lo sfruttamento degli operatori del settore, siano le condizioni, la regola prevalente che consente, nel settore delle strutture convenzionate, di poter trarre un buon ricavo economico dall’investimento.

Gli scandali tuttavia, non hanno arrestato l’interesse e la presenza dei privati nel
settore della riabilitazione in quanto gli stessi, con le regole ancora oggi in vigore,
si trovano ad operare in un regime di vero e proprio monopolio, e quindi a
determinare nei fatti condizionamenti e comportamenti negli utenti e negli operatori.

Il settore della riabilitazione rappresenta pertanto un ottimo investimento e, senza
ombra di smentita, un danno per gli utenti e per le loro famiglie.

La Riforma Sanitaria aveva messo al centro dei suoi obiettivi la costituzione di servizi
di
Diagnosi precoce, Prevenzione, Cura e Riabilitazione, attraverso l’art.26, affermando
la centralità del servizio pubblico e in subordine, l’utilizzo di convenzioni con istituti esistenti. Ciò era dovuto a quelle spinte espresse da centinaia di associazioni di genitori, dagli operatori, e di seguito, dalla stragrande maggioranza delle
organizzazioni sindacali, dalle forze politiche democratiche, che sulla base delle esperienze, da quelle arretrate a quelle più avanzate, riconoscevano l’assoluta necessità della costituzione di strutture pubbliche perché le uniche per ragioni
strutturali, professionali, ed economiche, in grado di garantire prestazioni dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, tutelare i loro diritti e la loro integrazione
nel tessuto sociale e lavorativo.

Non da ultimo il ricorso estenuante al “TRASFERIMENTO DI RAMO D’AZIENDA “
art. 2112 del c.c. , avvenuto senza presupposti e finalita’ produttive ma solamente per motivi di profitto e per rendere insicuri i lavoratori , ha diffuso nel settore privato convenzionato un’atmosfera incerta e precaria , con il sopravvento di timori che credevamo superati e che riportano il mercato del lavoro indietro di decine e decine di anni.

Nel settore riabilitativo (es in quello sociosanitario in genere) l’insicurezza spesso si coniuga con il peggioramento del servizio e con guadagni per i titolari delle ditte ; per differenza risulta evidente che le risorse per i servizi diminuiscono.



Da quanto esposto risulta da una attenta analisi che nel settore socio-sanitario uno
dei campi maggiormente penalizzati nel presente contesto politico-economico
-sociale risulta essere quello della riabilitazione.

Gradualmente si è quindi assistito all’interno dei servizi pubblici e privati ,
alla contrazione di risorse ed ad una sorta di decadenza delle motivazioni generali
che negli anni 70 spinsero la ricerca, la sperimentazione e la pratica di riabilitazione
ed integrazione sociale, nel nostro paese , ad alti livelli.

Gradualmente si e’ passati nei contenuti da un atteggiamento riabilitativo verso
vaste fasce di patologie, ad approcci riabilitativi sempre più selettivi e limitati.

Assistiamo quotidianamente ad un elevato processo di demotivazione del
personale unitamente ad una flessione nel campo della ricerca applicata.

Accanto a questo processo permane una certa difficolta’ ad intervenire nella
struttura organizzativa in un sistema sclerotico , per cui permangono evidenti
isole di spreco e parassitismo , situazioni nelle quali si trova difficolta’ a
riconsiderare l’organizzazione riabilitativa legati a meccanismi corporativi di
potere locale radicati nel pubblico e nel privato , anche convenzionato.

La persona appare sempre di meno al centro dell’evento riabilitativo , anche se esteriormente e tecnologicamente si diffondono a macchie di leopardo situazioni migliorative.



Le figure professionali appaiono piu’ concentrate sul loro sacrosanto sviluppo anche in campi direzionali e di riconoscimento legislativo ; si diffonde e si incrementano aree burocratiche .E’ necessario sviluppare appieno le competenze professionali di ognuno , soprattutto di chi ha specifiche responsabilita’ nella tutela della salute degli assistiti.

Le equipe psico-medico-pedagogiche spesso stentano ad avere spazi e tempi in osservanza delle linee guida riabilitative ; e’ diffusa una certa tendenza a fingere una dinamica organizzativa riabilitativa , una sorta di balletto delle cifre , unita a scarsi controlli istituzionali validi.

Gli stipendi dei professionisti sono drammaticamente statici , cosi’ come le nuove professioni di ricerca permangono nell’area del non riconoscimento.

A differenza dell’ambito psichiatrico , in riabilitazione non si e’ affermato uno spirito di riforma , anche e soprattutto a causa del tessuto privato che ne ha impedito lo sviluppo. I vari centri di riabilitazione , spesso clericali e con elementi oscurantisti , si sviluppano senza alcun contatto e confronto scientifico comune.

Il sistema appare statico , governato da tendenze all’autoreferenzialita’ ed emergono livelli di diagio evidenti , nei pazienti e nel personale , tra i quali stenta a decollare il criterio di quell’alleanza che realizzo’ in psichiatria , ad es., la legge 180 .

Da queste e da altre riflessioni (che auspichiamo emergano dagli operatori stessi) , nasce la necessita’ di proporre un nuovo confronto tra i riabilitatori (il personale educativo , riabilitativo e terapeutico) democratici , tra tutti coloro che sentono il
bisogno di un nuovo sviluppo riabilitativo partecipato , operatori , famiglie , pazienti , associazioni , istituzioni , sindacati , forze politiche , sociali , culturali e scientifiche.




E’ un movimento che per affermarsi deve essere ampio comprensivo delle molteplicità
di esperienze e vissuti che riconosca come irrinunciabili alcuni principi comuni:

assistenza per l’integrazione;

cura per l’integrazione;

riabilitazione per l’integrazione;





A tale scopo proponiamo i seguenti obiettivi a tutti gli operatori coinvolti nella riabilitazione ed ai cittadini democratici , per far uscire dal buio e dal silenzio il mondo riabilitativo ed individuarne la rinascita e lo sviluppo nel rispetto dei principi
costituzionali , umani e civili :-


1 Osservatorio sulla qualita’ della vita e del lavoro nel settore dell’assistenza della
cura e della riabilitazione
(con annesso rilevamento di nuove discipline ed eventuali nuove professionalita’)



(In proposito sarebbe interessante proporre una commissione d’inchiesta sullo
stato generale delle strutture riabilitative private, per quanto riguarda gli spazi
per le varie attività, la validità e la verifica dei programmi, la funzione di collegamento
e coordinamento con attività sociali, il rapporto numerico operatori utenti,
i tempi realmente dedicati alle attività riabilitative, i risultati dei progetti riabilitativi,
di inserimento scolastico, sociale, lavorativo.)
E di conseguenza verificare i controlli ispettivi effettuati, il perché dei limiti oggettivi dei controlli effettuati, e le ragioni del rilascio di tante autorizzazioni immotivate
(emergenza e decisionismo).






2-Realizzazione di un sito web aperto a tutti gli operatori per creare un crocevia condiviso di dibattito politico e scientifico e permettere di impostare una RETE INFORMATICA tra tutti i centri di riabilitazione.


3)Organizzazione di una Conferenza Nazionale sulla Qualita’ del Lavoro nei Servizi Riabilitativi , con annessa rilevazione di dati conoscitiva sulle nuove tecniche , metodologie ed eventuali nuove professioni.

3)Petizione nazionale di settore finalizzata a sottoporre il processo di “trasferimento di ramo d’azienda” a verifiche e controlli approfonditi e celeri (prima della firma dell’intesasindacale) , al fine di evitare licenziamenti mascherati o procedure aggressive negative esclusivamente finalizzate a facili guadagni collegati alla precarieta’ , insicurezza e danno della qualita’ dei servizi al disabile.
Nella stessa petizione inserire la richiesta di ulteriori limitazioni alla pratica diffusa dell’applicazione dei contratti cosidetti “flessibili” nel settore.

4) Sviluppo delle liberta’ civili , politiche e democratiche nei centri privati (convenzionati o meno) nei quali i disabili trascorrono lunghi periodi di vita (possibilita’ della fruizione della propaganda elettorale facilitata , possibilita’ di stabilire relazioni conoscitive anche con persone dell’altro sesso , possibilita’ di frequentare i centri sociopolitici del territorio etc.).

sabato 29 gennaio 2011

sterminarono i disabili

“Ausmerzen”, lavoro frutto di due anni di ricerca, ambientato presso l’ospedale psichiatrico ‘Paolo Pini’ di Milano, racconto commosso e precisissimo che, attraverso una narrazione pensata per approfondire il valore del ricordo, racconta senza frange né effetti pianto, la terribile vicenda legata alle teorie dell’eugenetica che, fra il ’34 e il ’45, ha portato il nazismo alla sterilizzazione prima, e all’eliminazione poi, dei disabili e dei malati di mente, con la sperimentazione di tecniche di eliminazione di massa.

info

LABORATORI TEATRALI ED ATTIVITA’ CULTURALI E RICREATIVE

Referente U.O. Disabilità e Disagio Mentale – Servizio Disabilità:
Stefania Galassi – Tel. 06 67105015 – Fax 06 67105014 – E-mail:stefania.galassi@comune.roma.it

Il Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute U.O. Disabilità e Disagio Mentale - Servizio Disabilità promuove e sostiene iniziative finalizzate all’integrazione sociale ed al potenziamento delle abilità e dell’autonomia delle persone disabili attraverso l’offerta di attività espressive, culturali e ricreative di alta qualità, quali laboratori teatrali o musicali ed esperienze artistiche o culturali realizzati anche in collaborazione con altre istituzioni (Teatro di Roma, Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, ASL, Associazioni e Cooperative).

venerdì 28 gennaio 2011

DIFENDERE LA DISABILITA'

Lettera a Renata Polverini

Opera Nazionale Mutilati Invalidi Civili
Iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociali Legge 383/2000
Sede Provinciale: P.zza Cavalieri di Vittorio Veneto 3 - 04012 Cisterna di Latina - Tel./Fax 06/96870033
Iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato art. 3-Legge regionale 28.06.1993 n. 29
onmicisterna@ tele2.it


Associazione Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali
04012 Via Giovanni Falcone n. 16 scala H
Tel./Fax 06 9692006
Casa Famiglia “Casa dei Lillà” Tel.: 06 96881501
CEOD “Rosario La Noce” Tel/Fax 06 9697494
Cisterna di Latina
Sito: www.anffascisterna.it
e-mail: info@anffascisterna.it
C.F.: 91073330598

20 anniversario Anffas Cisterna Onlus


Oggetto: deficit sanitario regionale


Le scriventi Associazioni Le rappresentano le forti preoccupazioni dei propri associati e più in generale delle persone con disabilità in riferimento alla situazione d’incertezza determinatesi in seguito ai provvedimenti legati alla riduzione del deficit sanitario della Regione Lazio.

In particolare ci riferiamo alle pesanti ricadute in termini di riduzione delle prestazioni sanitarie, nell’area della riabilitazione (ex art.26, Legge n. 833/78), che rischiano di sguarnire ulteriormente un settore già molto deficitario in termini di risposte assistenziali.

Cosi come l’incertezza circa gli stanziamenti per l’attuazione della Legge n. 328/2000 (Piano di Zona) precarizza il futuro di utenti, familiari e operatori delle strutture sociali che operano nel campo dell’assistenza domiciliare, semiresidenziale e residenziale.

Persone e nuclei familiari, che, sopportano, da tempo, situazioni difficili in termini di carico assistenziale, facendo i conti con percorsi assistenziali, sanitari e sociali, parcellizzati e settoriali che si muovono ancora in una logica “autoreferenziale”.



Nell’area della riabilitazione ex art. 26, è, in atto un processo “paradossale”: i Centri Riabilitativi accreditati non ricevono, dalla Regione Lazio, le spettanze che hanno maturato, alcuni hanno sospeso il pagamento degli stipendi al personale.

Ci chiediamo quanto potrà continuare questa situazione senza danneggiare ulteriormente i disabili gravi e gravissimi che dai Centri ricevono prestazioni essenziali?

In questo settore andava programmata, in tempo utile, una riqualificazione della spesa, a carico del S.S.R. e un effettivo controllo sull’appropriatezza delle prestazioni, che doveva necessariamente coniugarsi con un rinnovamento del modello d’intervento legato ancora a schemi vigenti negli “anni 70”.

L’assenza di servizi socio-assistenziali, nel campo della disabilità, ha comportato una “sanitarizzazione” della risposta offerta al bisogno degli utenti e dei loro familiari, come confermano i dati disponibili su tale attività, mentre al contrario è possibile operare, con il consenso dei soggetti sociali e istituzionali, una riconversione della spesa che non penalizzi le persone con disabilità.

Su tale ipotesi andrebbe aperto un confronto con gli attori interessati: Regione Lazio, Aziende Sanitarie Locali, Comuni, Centri riabilitativi, Associazioni del terzo settore, Associazioni di categoria, affinché la riduzione del deficit regionale non penalizzi i “soggetti in condizione di fragilità sociale”.

Ci auguriamo che la S.V., avvii tale confronto, dichiarandoci disponibili a sostenerlo.


In attesa di cortese riscontro, inviamo cordiali saluti


Il Presidente ANFFAS
Bernardo Lanzillo

Il Presidente ONMIC
Giulio Roffilli

giovedì 27 gennaio 2011

(ANSA) - MODENA, 27 GEN - La societa' Gambro di Medolla, multinazionale del biomedicale che occupa circa 900 persone, ha annunciato - ha reso noto la Cisl - la cessione delle attivita' della 'bloodline' (linea sangue per la dialisi) e il conseguente licenziamento di circa 400 lavoratori, tra tempi indeterminati e precari. I sindacati hanno proclamato la mobilitazione immediata con scioperi fino a domenica. Gambro ha confermato che cessera' la 'bloodline' a Medolla per ''razionalizzare le attivita' produttive'' a livello globale, ma ''fara' il possibile per trovare una soluzione accettabile per i lavoratori coinvolti''.


Gambro, il vescovo di Carpi interviene sui licenziamenti

Monsignor Elio Tinti ha commentato: "Ormai l'appartenere a una multinazionale non è più garanzia

Modena, 27 gennaio 2011. "Apprezzo le parole dei vertici Gambro che parlano di una necessaria razionalizzazione, ma confermano la propria attenzione alla responsabilità sociale e quindi faranno di tutto per trovare una soluzione accettabile per i collaboratori coinvolti, ma questo non alleggerisce le mie preoccupazioni e le difficoltà in cui vengono a trovarsi tanti lavoratori". Questo è il commento del vescovo di Carpi Elio Tinti sulla notizia dei 400 esuberi nello stabilimento biomedicale Gambro di Medolla, nel Modenese.

"La situazione che sta soffrendo la Gambro deve coinvolgere tutti - aggiunge il vescovo in una nota - non solo i dipendenti che vedono svanire la loro occupazione, dunque la fonte di sostentamento delle loro famiglie. E’ una situazione grave, una realtà che tocca la dignità delle persone. Capisco le complessità che un’azienda deve fronteggiare, ma la salvaguardia dei posti di lavoro non può non essere considerata un obiettivo primario. Senza entrare nel merito delle necessità singole, desidero ribadire che licenziare uomini e donne è una mancanza di rispetto del valore della persona umana e tutti dovremo sottostare al giudizio di Dio e della storia".

"Non sono un economista - prosegue monsignor Tinti - sono un semplice pastore, ma nel sistema economico vedo anch’io delle storture che nessuno può ignorare. Il profitto è necessario, ma non può essere a discapito delle persone. Le preoccupazioni che ci hanno accompagnato in questi ultimi anni erano e sono tante, ma francamente uno dei settori che mi preoccupava meno era proprio il biomedicale che, anche lo scorso anno, è stato quello che ha registrato le migliori performance in provincia. Perché, allora, la Gambro sta soffrendo questa grande crisi? L’appartenere a una multinazionale non è più garanzia di sicurezza e di lavoro, al contrario è diventata una forma di debolezza perché ci si mette un attimo a spostare una sede produttiva da una parte all’altra del mondo quando non ci sono legami con il territorio. Ed è proprio il territorio, oggi, che deve intervenire: Comune, Provincia, Regione non possono assistere impassibili a questo depauperamento della nostra area.
Chiedo a tutti e a ciascuno di fare la propria parte con piena responsabilità, partendo dalla proprietà e dai dipendenti fino alla politica, agli istituti di credito, ai sindacati".

"Ed è proprio ai sindacati - continua il vescovo - che rivolgo queste parole. Mi raccomando, tutelate i lavoratori ma abbandonate quella rigidità che abbiamo visto anche ultimamente nella vicenda Fiat e che ha esasperato una situazione già critica. Sono mutati i tempi e, pur tenendo fermo il ruolo centrale del lavoratore nell’impresa, non si possono ignorare le nuove necessità emerse con la globalizzazione. So che oggi inizia un calvario per 400 persone che poi significa 400 famiglie, per questo vorrei che ogni lavoratore, che ogni famiglia in difficoltà, mi sentisse particolarmente vicino. Per quanto mi riguarda, farò il possibile affinché questa situazione si risolva nel modo meno cruento. Il lavoro è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, dimenticarlo è una violazione, non solo un peccato di cui il Signore ci chiederà conto".

 

Tonino

Campagna di mobilitazione

commissariamo i datori di lavoro e difendiamo i centri ed i ragazzi e noi stessi ; difendiamoci e stimoliamo le aziende a tirare fuori orgoglio e determinazione.3 cose subito :_
1- incontri con le forze politiche per svegliarle sulla nostra causa
2-portiamo ai delegati le nostre bollette cancellando i dati identificativi
3-compriamo un fazzoletto da mettere al collo con la scritta "5 anni senza contratto".

Rolando

Polverini

il decreto 89 e quello 90 della Polverini rappresenta una sorta di "pulizia etnica" nei confronti dei disabili , una lenta eutanasia riabilitativa obbligatoria.
Reagiamo e protestiamo , insieme ai nostri datori di lavoro , per fermare questa follia.

mercoledì 26 gennaio 2011

un piccolo dono

La parola è un'ala del silenzio.
Pablo Neruda

Lazio: sanità privata al collasso

Autore: barbera. Data: venerdì, 15 gennaio 2010Commenti (0)

La Cgil denuncia una situazione insostenibile.

ospedali“La situazione della sanità privata nella nostra regione è ormai al collasso. Centinaia di posti di lavoro si sono persi nell’arco del 2009 e dall’inizio di questo nuovo anno ci aspettiamo un drammatico peggioramento della situazione occupazionale”, ha scritto in una nota il segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio Lorenzo Mazzoli.

“L’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario – ha continuato il sindacalista – non può ricadere sulle fasce più deboli, sulle lavoratrici e i lavoratori di un intero settore che contribuisce a garantire la salute nei nostri territori. Se la sanità è stata anche terreno di malversazioni e profitti indebiti non è certo per colpa degli operatori che, oltre alla beffa di non veder rinnovato da quattro anni il contratto di lavoro, ora vedono anche a rischio il proprio lavoro. I lavoratori del Consorzio RiRei, che assistono migliaia di portatori di handicap gravi e gravissimi, non sono pagati da mesi e, pur garantendo l’assistenza, devono far fronte a una procedura di licenziamento per 200 unità, la metà della forza lavoro impiegata; il Santa Lucia Ardeatina, che opera nella riabilitazione ad alta specialità, versa in una crisi profonda e procede con 240 licenziamenti, anche qui circa la metà dei lavoratori impiegati; il Gruppo San Raffaele, anch’esso nell’ambito della riabilitazione, ha già licenziato 120 unità e si appresta ad avviare procedure per ulteriori 350 lavoratori”.

Mazzoli ha concluso: “Occorre mettere fine a questo stillicidio, rispondendo con misure eccezionali, a una situazione eccezionale. Chiediamo di fermare i licenziamenti e, alla Regione, di convocare subito un tavolo di crisi che veda coinvolti tutti i soggetti, dalle organizzazioni sindacali, agli imprenditori. La Cgil non assisterà immobile e d’intesa con le altre organizzazioni sindacali si mobiliterà per fermare il degrado e la distruzione di migliaia di posti di lavoro”.

Segnalato da TONINO

Tratto da

http://www.inviatospeciale.com

 

 

martedì 25 gennaio 2011

L'UE ratifica la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

PostDateIconMartedì 18 Gennaio 2011 09:24 | PDF| Stampa| E-mail

Bandiera UECon formale ratifica, l'Unione europea è diventata parte contraente del primo trattato in senso assoluto sui diritti umani − la convenzione delle Nazioni Unite (ONU) sui diritti delle persone con disabilità − che vuol garantire a queste persone il godimento dei loro diritti al pari di qualunque altro cittadino. Si tratta del primo trattato generale sui diritti umani ratificato dall'UE nel suo insieme. Inoltre, è stato firmato da tutti i 27 Stati membri e ratificato da 16 di essi (cfr. allegato). L'UE diventa così la 97a parte contraente del trattato.
Stabilendo norme minime per tutelare e salvaguardare una lunga serie di diritti civili, politici, sociali ed economici per i disabili, la convenzione rispecchia il più ampio impegno dell'Unione a costruire, entro il 2020, un'Europa senza barriere per i suoi cittadini disabili − circa 80 milioni − come stabilito nella strategia della Commissione europea sulla disabilità (IP/10/1505).
"È una buona notizia per questo nuovo anno e una pietra miliare nella storia dei diritti dell'uomo, poiché per la prima volta l'UE diventa parte contraente di un trattato internazionale sui diritti umani. Desidero ringraziare la presidenza belga per l'eccellente collaborazione, che ha permesso un esito rapido e positivo del processo di ratifica," ha dichiarato Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea e commissario UE per la Giustizia. "La convenzione ONU promuove e tutela i diritti umani e le libertà fondamentali delle persone affette da disabilità. Nel mese di novembre, la Commissione ha presentato una strategia UE sulla disabilità, da attuarsi nel prossimo decennio: si tratta di misure concrete, con una tempistica concreta, che tradurranno in pratica la convenzione ONU. In questa occasione, invito tutti gli Stati membri che non l'hanno ancora ratificata a farlo con tempestività. È nostra responsabilità collettiva garantire che le persone con disabilità non debbano affrontare ulteriori ostacoli nella vita di tutti i giorni."

L'Unione europea ha firmato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità il 30 marzo 2007, data di apertura alla firma (IP/07/446). Da allora, la convenzione è stata firmata da tutti i 27 Stati membri dell'UE e da altri 120 paesi del mondo. A procedura di ratifica ormai conclusa, l'UE nel suo insieme è la prima organizzazione internazionale a esser diventata a tutti gli effetti parte della convenzione (come lo sono 16 dei suoi Stati membri).

La convenzione impegna le parti contraenti a garantire ai disabili il pieno godimento dei loro diritti, al pari di tutti gli altri cittadini (MEMO/10/198). Per l'UE ciò significa far sì che tutta la sua legislazione, tutte le sue politiche e tutti i suoi programmi rispettino il disposto della convenzione, nei limiti delle sue competenze. I paesi che hanno proceduto alla ratifica, quali gli Stati membri dell'UE, devono agire nelle seguenti direzioni: favorire l'accesso all'istruzione, all'occupazione, ai trasporti, alle infrastrutture e agli edifici aperti al pubblico; garantire il diritto di voto; migliorare la partecipazione alla vita politica e assicurare la piena capacità giuridica di tutte le persone con disabilità.

Le parti che hanno ratificato la convenzione dovranno informare periodicamente il comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità in merito alle misure adottate per attuarla. Il comitato, composto da esperti indipendenti, segnalerà ogni eventuale carenza nell'attuare la convenzione e formulerà raccomandazioni.

La strategia UE sulla disabilità per il 2010-2020 intende principalmente offrire ai disabili la possibilità di esercitare i loro diritti in condizioni di parità rispetto agli altri cittadini e rimuovere gli ostacoli che incontrano nella vita di tutti i giorni. Vuol inoltre contribuire a dare concreta attuazione alle disposizioni della convenzione, a livello sia dell'Unione europea che nazionale. La strategia integra e sostiene l'azione degli Stati membri, su cui ricade la responsabilità principale delle politiche in materia di disabilità.

Contesto

Nell'Unione europea, una persona su sei – circa 80 milioni di cittadini – è affetta da una disabilità, da leggera a grave, mentre più di un terzo dei cittadini oltre i 75 anni sono portatori di disabilità che in qualche misura li limitano. Queste cifre sono destinate ad aumentare con il progressivo invecchiamento della popolazione dell'UE. La maggior parte di queste persone troppo spesso non riesce a partecipare pienamente alla vita sociale ed economica a causa di barriere fisiche o di altro tipo, ma anche di discriminazioni.

Fonte: http://europa.eu

 

lunedì 24 gennaio 2011

exart26aurelio: comunicazione arrivata da una collega

exart26aurelio: comunicazione arrivata da una collega: "alle figlie di s.camillo hanno dato 4000 euro di arretrati e 60 euro a gennaio di aumento ! Verifichiamo la notizia precisamente , ma la fo..."


La notizia è vera il 2 dicembre 2010 è stato firmato l'accordo con le rapresentanze sindacali ..verificata questa sera. L'ARIS invita gli ex art 26 a non firmare il CCNL, mentre altri associati ARIS firmano, a sua insaputa? Francesco
24 gennio 2011

domenica 23 gennaio 2011

INFORMAZIONE

APERTA LA PAGINA FACEBOOK


SI CHIAMA

exartventisei aurelio

rolando 

comunicazione arrivata da una collega

alle figlie di s.camillo hanno dato 4000 euro di arretrati e 60 euro a gennaio di aumento !

Verifichiamo la notizia precisamente , ma la fonte e' credibilissima.

Rolando


p.s. anche il Don Orione ha fatto una cosa simile.


Rolando


La notizia è vera..verificata questa sera. L'ARIS invita gli ex art 26 a non firmare il CCNL, mentre altri associati ARIS firmano, a sua insaputa? Francesco 24 gennaio 2011

sabato 22 gennaio 2011

ALTRO ARTICOLO LINEE GUIDA

l ministro della salute presenta le linee guida che aggiornano il sistema riabilitativo fermo al 1998. Un piano "innovativo e condiviso dalla comunità scientifica e dalle regioni" che punta sulla continuità assistenziale e sul percorso personalizzato. Un team multidisciplinare per portare avanti i percorsi riabilitativi individuali

riabilitazione

ROMA - "Continuità assistenziale, percorso personalizzato, ma anche razionalizzazione che creerà un risparmio da un punto di vista dei costi e un miglioramento delle qualità assistenziali". Sono queste le principali novità in tema di riabilitazione annunciate dal ministro della Salute Ferruccio Fazio, che questa mattina presso la sede del ministero di Lungotevere Ripa ha presentato il Piano di indirizzo per la riabilitazione, le Linee guida che aggiornano il sistema riabilitativo fermo al 1998. "Lo scopo della riabilitazione  - ha affermato Fazio - è quello di guadagnare salute complessiva vedendo più la persona che l'ammalato. Si tratta di mettere al centro dell'interesse la disabilità rispetto al danno d'organo che l'ha determinata. Questo è un aspetto importate che si riflette sulla necessità della continuità assistenziale".

Un piano "innovativo e condiviso dalla comunità scientifica e dalle regioni", spiega Fazio, che nasce dalla "necessità di revisione dei percorsi ospedale-territorio dal punto di vista delle cure mediche in generale determinati dalla situazione demografica e quindi dal complessivo aumento dell'età della popolazione". Al centro delle linee guida la personalizzazione delle cure e il collegamento col territorio. "Il documento affronta un aspetto importante di personalizzazione di cure - ha affermato Fazio -, la definizione di persone ad alta complessità, ma soprattutto il percorso riabilitativo unico che consta della presa in carico da un lato e poi del percorso riabilitativo individuale con un collegamento ospedale-territorio. Una delle novità principali è proprio questa: una volta uscita dall'acuzie il paziente non può essere buttato sul territorio a fare una qualsiasi riabilitazione, ma ci deve essere un collegamento preesistente tra reparto di acuto e quello riabilitativo. Un malato di cuore deve essere ricoverato in cardiologia, ma poi deve avere una riabilitazione pronta che lo accolga nelle sue esigenze particolari, così il malato oncologico e neurologico". Fazio ha anche rassicurato una maggiore attenzione alla riabilitazione ad alta specializzazione. "La grande conquista - ha affermato il ministro - è stata quella di dimensionare adeguatamente la riabilitazione ad alta specializzazione, che nella bozza iniziale aveva una dimensione inferiore".

In tempo di tagli alla sanità e piani di rientro per le regioni, il Piano per la riabilitazione, assicura Fazio, punterà a razionalizzare gli interventi. "I risparmi e la razionalizzazione, in senso di una migliore sanità, vanno di pari passo - ha detto il ministro -. Non è vero che una sanità migliore necessariamente deve costare di più. Migliorare il sistema riabilitativo creerà un risparmio da un punto di vista dei costi e un miglioramento delle qualità assistenziali. Si tolgono spese inutili, ripetizioni di esami e di procedure e quindi si genera un risparmio da un lato, dall'altro un miglior percorso assistenziale". E sui piani di rientro, il ministro guarda al futuro: "Mi auguro che i piani di rientro per le regioni non durino per sempre - ha aggiunto -, ma che ne usciremo. Il programma di riabilitazione è un programma a lungo respiro". A monitorare gli effetti del piano, infine, le regioni.  "Abbiamo già proposto alle regioni il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, inclusi quelli delle attività riabilitative vanno monitorate - ha concluso Fazio -. È un processo che abbiamo avviato con le regioni e che intendiamo discutere con le regioni stesse". (Giovanni Augello)

(6 ottobre 2010)

rolando 

le nuove linee guida

6 ottobre 2010
Riabilitazione: Fazio presenta le linee guida del ministero

Interdisciplinarietà, continuità assistenziale, e percorsi individualizzati: sono i tre punti cardine delle nuove linee guida sulla riabilitazione, che aggiornano il sistema riabilitativo del 1998 e sono state presentate oggi dal ministero della Salute. I dati indicano che superano i due milioni e mezzo, gli italiani con disabilità.

Il nuovo piano prevede il Progetto riabilitativo individuale, unico per ogni paziente, definito dal medico specialista in riabilitazione insieme agli altri professionisti coinvolti, in un'ottica interdisciplinare, da condividere con il paziente, la famiglia e il 'caregiver'. «Nell'ambito della personalizzazione delle cure - spiega il ministro Ferruccio Fazio - ci sarà un percorso riabilitativo unico con la presa in carico del soggetto in collegamento tra ospedale e territorio. L'ammalato di cuore in fase acuta sarà assistito nel reparto di cardiologia, che però sarà già collegato al reparto di riabilitazione specializzato in cardiologia, in modo che alla sua uscita dall'ospedale, il paziente sia subito assistito sul territorio dal reparto giusto». I luoghi di cura saranno suddivisi tra degenza e territorio.

La degenza prevede tre tipologie: «la riabilitazione intensiva, la riabilitazione intensiva ad alta specializzazione e la riabilitazione estensiva - conclude Fazio - mentre sul territorio ci saranno più livelli, da quello residenziale all'assistenza domiciliare integrata».
«Grande conquista è stata dimensionare adeguatamente la riabilitazione ad alta specializzazione, che nella prima bozza dei livelli essenziali di assistenza era sottodimensionata», ha dichiarato Fazio. «Per quanto attiene poi il monitoraggio dei Lea», compresi quelli sulle attività riabilitative, «lo abbiamo già proposto alle Regioni, è un processo già aperto», ha affermato, aggiungendo che l'obiettivo è quello di garantire che le nuove linee guida vengano applicate uniformemente su tutto il territorio.

«Stiamo lavorando all'istituzione di un registro dei lesionati midollari per avere un quadro chiaro del numero dei pazienti, una mappatura dei centri, attualmente molto spostati al Centro-Nord, e della presa in carico di questi pazienti», ha annunciato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, alla presentazione delle linee guida di cui ha presieduto il Gruppo di lavoro ministeriale. L'idea del registro nasce dalla constatazione, spiega Martini, «della mancanza di dati su questa fetta di pazienti».

Ma oltre alle persone lesionate da traumi e incidenti stradali, l'altra grande fetta che rappresenta un'emergenza a livello riabilitativo è «quella delle persone con patologie degenerative, soprattutto neuro-vascolari - continua Martini -. Si tratta di un'emergenza legata all'epidemia silenziosa connessa all'allungamento della vita che necessita di percorsi riabilitativi. L'obiettivo è mettere al centro il paziente con bisogno riabilitativo e capire come i segmenti del Ssn nelle regioni debbano organizzarsi per affrontare questo bisogno, guardando al modello che più ha funzionato, che è quello dipartimentale, già attuato in alcune regioni, che permette di mettere in rete tutte l'offerta pubblico-convenzionata».

Ma, avverte il sottosegretario, questa razionalizzazione dei servizi di riabilitazione «non potrà essere fatta con l'accetta nelle regioni sottoposte a piani di rientro - conclude - Le linee guida siano di riferimento in una situazione di tagli, che non tocchi quindi questo settore o non lo faccia in modo indiscriminato».

venerdì 21 gennaio 2011

mobilitazioni pregresse

ROMA - Otto lavoratori a rischio licenziamento, 16 utenti con disabilità rimandati a casa per il mancato rinnovo dei loro progetti personalizzati. È stato di agitazione a Roma fra il personale dell'Opera Don Guanella - Centro di riabilitazione "Casa Santa Rosa" che lancia per domani giovedì 27 maggio dalle 15 alle 18 una manifestazione in "forma statica" in via Talarchiana (traversa di via Appia Pignatelli), sede del centro di riabilitazione. Obiettivo: protestare contro la messa in atto di questa procedura di mobilità.

Struttura accreditata, rientrante tra gli ex art.26 - servizi di riabilitazione che consistono in attività di recupero e rieducazione funzionale attraverso un trattamento globale della condizione di menomazione e/o disabilità - l'Opera Don Guanella risente, come altre strutture accreditate, del piano di rientro sanitario del Lazio. La Regione, secondo quanto emerso nell'incontro che si è avuto con il ministero dell'Economia mercoledì 19 maggio, deve infatti presentare entro fine maggio il piano di rientro dal deficit sanitario oppure sarà costretta ad aumentare le tasse. Stando a questi fatti, la Regione Lazio deve agire su due fronti: il riordino della rete ospedaliera e il budget 2010 per Asl e strutture accreditate.

Giovedì 20, il presidente della Regione Renata Polverini ha mosso i primi passi, incontrando le principali strutture accreditate ex art.26 in merito alla revisione degli standard dei centri di riabilitazione, ma rimandando la trattativa vera e propria alla prossima settimana. Il timore però è - anche e ancora - l'approccio al vecchio decreto commissariale 51/2008 che, né confermato né ritirato, non fa stare sicuro nessuno: su quell'atto infatti si parlava, e si parla ancora oggi, di un taglio dell'8% sui finanziamenti ai servizi di riabilitazione. Ma sul banco di prova ci sono anche tariffe non adeguate dei servizi, debiti pregressi ancora non pagati dalla Regione Lazio, ipotesi di nuovi "tetti" di prestazioni accreditate.

"Anche il Santa Rosa - dichiarano in una nota il segretario provinciale Ugl Sanità di Roma, Antonio Cuozzo, e il dirigente Regionale Ugl Sanità Lazio Pietro Bardoscia - sta attuando la procedura di licenziamento collettivo; 8 operatori stanno perdendo il proprio posto di lavoro e allo stesso tempo 16 utenti verranno dimessi. Ancora una volta gli sprechi della sanità del Lazio li pagano i lavoratori, gli utenti e le loro famiglie. Malgrado il contratto sia scaduto da oltre 5 anni tutti gli operatori della sanità privata continuano con dedizione e professionalità il loro lavoro".

Dello stesso avviso Franco Gavini, responsabile Sanità della Cgil Roma Sud. "Domani, in piazza - annuncia - avremo anche rappresentanti della Comunità di Capodarco, di Villa Fulvia e del Santa Lucia, oltre ai tanti operatori e utenti il cui destino è incerto. Non si può accettare che, in tempi seriamente difficili come quelli odierni, siano i pazienti e i lavoratori a pagare le difficoltà in cui versa il sistema sanitario del Lazio. Il commissario alla Sanità, Elio Guzzanti, ha fatto delle proposte, come quella di indirizzare la nuova progettazione più sui bisogni delle Residenza sanitarie assistite (Rsa) che sugli ex art.26: andiamo in questa direzione, allora. Trasformiamo i servizi, diamo regole certe, rimoduliamo le prestazioni accreditate, ma non facciamo sempre pagare il prezzo a lavoratori e utenti".

(26 maggio 2010)

mercoledì 19 gennaio 2011

I NOSTRI OBIETTIVI

PARTECIPARE PER MIGLIORARE GLI EX ART. 26
BLOG DEI CITTADINI , UTENTI , FAMIGLIE , PERSONE INTERESSATE ALLA QUALITA' DELLA RIABILITAZIONE E DELL'ASSISTENZA , ALLA MODERNIZZAZIONE DEI CENTRI EX ART. 26 PER IMPEDIRE RITORNI AL PASSATO E FAVORIRE LO SVILUPPO DEL SETTORE .

dal web :- COSA SONO GLI EX ART 26

La Riabilitazione ai sensi dell’ex art. 26 L.833 del 1978
1 aprile 2010
By admin
Ho deciso di dedicare questo mio editoriale ad una semplice analisi dei servizi erogati in Italia a i sensi dell’ex art.26 L.833/78, servizi e prestazioni talvolta poco conosciuti, ma nei fatti un tassello importantissimo del sistema riabilitazione Italiano.

Le prestazioni riabilitative, realizzate ai sensi dell’ex art 26 L.833/78, rientrano appieno nella cosiddetta riabilitazione estensiva e di mantenimento ma hanno delle caratteristiche proprie ed assolutamente peculiari se rapportate ad altri segmenti dell’area riabilitativa, sia per quanto riguarda le procedure per l’accreditamento istituzionale, sia per quanto riguarda l’erogazione dei servizi e ,soprattutto, per il cambiamento evolutivo che l’intero sistema ha avuto nel corso degli anni.

La riabilitazione ai sensi dell’ex art. 26 nasce con l’emanazione della legge 833 del 1978, che proprio all’ ex art. 26 riporta quanto segue: “le prestazioni sanitarie dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da menomazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, sono erogate dalle Aziende Sanitarie Locali attraverso i propri servizi.

L’Azienda Sanitaria Locale, quando non sia in grado di fornire il servizio direttamente, vi provvede mediante convenzione con istituti esistenti nella regione in cui risiede l’utente o anche in altre regioni”.

I centri che operano ai sensi dell’ex art. 26, sono retaggio di enti o associazioni di volontariato o di strutture gestite da enti religiosi, un tempo deputate a tutela degli invalidi civili (L. n. 118/’71), e passate in carico, con la L.833/’78, al Ministero Sanità.

Inizialmente l’ente deputato a stipulare convenzioni e prefissare tariffe con tali strutture è stato il Ministero. Successivamente, in assenza di ulteriori disposizioni, ogni regione ha applicato tariffe proprie.

I centri che operano ai sensi dell’ex art. 26, nel corso di questi anni hanno potenziato ed implementato i loro servizi riabilitativi, al punto tale che quegli enti che durante gli anni 80 erano semplicemente degli enti di natura socio – assistenziale, nel tempo, sono via via divenuti i principali protagonisti del sistema riabilitazione.

Al fine di comprendere quale sia la reale situazione dei servizi riabilitativi ai sensi dell’ex art. 26 L. 833/78, presenti in Italia , ho fatto riferimento ad uno studio del Ministero della Salute del 2006, in cui sono stati studiati e/o censiti:

Istituti di riabilitazione ex art. 26 L.833/78

Dai dati riportati è possibile evidenziare che la distribuzione dei posti residenziali e semiresidenziali ex art. 26 L. 833/78 non e’ ripartita omogeneamente sul territorio nazionale.

Infatti in alcune regioni del nord come Piemonte, Emilia Romagna, Veneto i posti sono scarsi o del tutto assenti come, ad esempio, nella Valle d’Aosta.

Invece, contrariamente a quanto si possa immaginare, le percentuali più cospicue riguardano le regioni centro – meridionali come la Basilicata, l’Abruzzo, il Molise e la Campania.

Attività di assistenza riabilitativa nei centri di riabilitazione ex art. 26

In relazione ai dati in oggetto, si evidenzia, tra l’altro, che il volume di attività dei Centri di Riabilitazione è espresso dall’indicatore sulle giornate per l’assistenza riabilitativa, semiresidenziale e residenziale.

Nel 2006 a livello nazionale sono state erogate circa 7 milioni e 500.000 giornate corrispondenti a 129 giornate di assistenza riabilitativa ogni 1.000 abitanti.

Il maggior numero di giornate sono state effettuate per riabilitazione neurologica (28%), mentre al secondo posto si attestano la riabilitazione motoria e psicosensoriale (18%).

Un ultimo dato interessante , tratto in questo caso dal Rapporto Nazionale sulla Riabilitazione del 2003, elaborato dal competente Ministero della Salute è quello relativo al personale operante nei centri ex art. 26, in cui le percentuali nazionali sono cosi ripartite:

10% medici;

32% terapisti;

6% logopedisti;

52% altro personale.

Concludo questo mio scritto, con la speranza che il Gruppo Nazionale per la riabilitazione che, da quanto leggo sulle varie riviste di settore, sta operando intensamente per la realizzazione del Piano Nazionale per la riabilitazione, presti la giusta attenzione al sistema riabilitazione che si fonda ed opera ai sensi dell’ex. Art. 26 L. 833/78, al fine di analizzare eventuali criticità e operare, se necessario, per una revisione orientata al miglioramento dei servizi in oggetto.

Carmelo Maccarrone