lotta per la felicita'

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domenica 30 gennaio 2011

DIFENDIAMO I DISABILI DAGLI ATTACCHI DELLA REGIONE !

Riabilitazione Democratica







La presente proposta nasce dalla considerazione che e’ necessaria una riflessione collettiva sui temi del:-


a) riconoscimento ed il soddisfacimento dei bisogni dei disabili nell’ambito
della promozione e della tutela dei diritti universali basati sulla centralità
della persona e adeguati al luogo ed al tempo presente;

b) riconoscimento del ruolo centrale, gestionale, di indirizzo e di controllo,
del servizio pubblico, affinché lo sviluppo delle persone disabili, la loro
integrazione sociale e lavorativa, la loro emancipazione, la loro vecchiaia
possa essere garantita e realizzata;

c) riconoscimento dei bisogni dei familiari, in modo da consentire anche a
loro, una vita piena , uno sviluppo equilibrato ed una prospettiva certa per il
futuro proprio e dei loro cari;

d) riconoscimento del ruolo centrale svolto dagli operatori dell’assistenza e
della riabilitazione come elemento di congiunzione tra il sociale e il sanitario,
perché patrimonio di risorse che è in grado di attivare le risorse dell’utente.

riconoscimento della centralità del lavoro di cura di assistenza, di
riabilitazione, sottraendolo al ricatto della precarietà






Quello che proponiamo è la costituzione di un movimento che ponga al centro i
bisogni reali dei disabili, dei loro familiari e dei loro cari nei confronti dei quali
si ripropone oggi come molti anni fa una condizione di vita all’insegna della
separatezza (ai limiti di una nuova segregazione) e del disagio.


In questi anni i diritti reali, non quelli scritti, ma quelli vissuti dalle persone
disabili anziché crescere e rafforzarsi, si sono ridotti notevolmente.






E’ vero, sono aumentati gli ausili tecnologici su autobus, treni, ecc., sono diminuite
le barriere architettoniche in particolare nei luoghi e negli edifici pubblici, ma di
disabili che partecipano e vivono la quotidianità, la città, la scuola, il lavoro, gli
spazi pubblici, se ne incontrano sempre meno.

La cronaca dei giornali locale e nazionale, con le denunce sulle truffe di IKT, Anni
Verdi, con migliaia di utenti tra ambulatoriali, domiciliari e Centri Diurni e Residenziali,
di Villa Fulvia e tante altre che potrebbero manifestarsi, i maltrattamenti a soggetti
deboli riportati dalla tv, ripresi dai telefoni cellulari in alcune scuole superiori
rimettono dinanzi ai nostri occhi una realtà di comportamenti dalla cura
all’assistenza, ecc., alla vita sociale arretrati e oscuri, rispetto ai quali risulta carente
una risposta politica, sociale e istituzionale chiara, al di là di strumentalizzazioni o
prese di posizione di breve durata.

Da anni assistiamo al venir meno e allo stravolgimento dei principi e delle pratiche relative alla tutela dei diritti delle persone diversamente abili, che sono alla base della nostra carta costituzionale e della Riforma Sanitaria.

Gli episodi che periodicamente, da quasi due anni, occupano le pagine dei giornali quotidiani, coinvolgono entità importanti nel settore della riabilitazione, come l’IKT (meglio conosciuta come Lady Asl), e l’ex Onlus ”Anni Verdi”, , e ancora più di recente Villa Fulvia, hanno messo in luce come la truffa sulle prestazioni riabilitative
e assistenziali e lo sfruttamento degli operatori del settore, siano le condizioni, la regola prevalente che consente, nel settore delle strutture convenzionate, di poter trarre un buon ricavo economico dall’investimento.

Gli scandali tuttavia, non hanno arrestato l’interesse e la presenza dei privati nel
settore della riabilitazione in quanto gli stessi, con le regole ancora oggi in vigore,
si trovano ad operare in un regime di vero e proprio monopolio, e quindi a
determinare nei fatti condizionamenti e comportamenti negli utenti e negli operatori.

Il settore della riabilitazione rappresenta pertanto un ottimo investimento e, senza
ombra di smentita, un danno per gli utenti e per le loro famiglie.

La Riforma Sanitaria aveva messo al centro dei suoi obiettivi la costituzione di servizi
di
Diagnosi precoce, Prevenzione, Cura e Riabilitazione, attraverso l’art.26, affermando
la centralità del servizio pubblico e in subordine, l’utilizzo di convenzioni con istituti esistenti. Ciò era dovuto a quelle spinte espresse da centinaia di associazioni di genitori, dagli operatori, e di seguito, dalla stragrande maggioranza delle
organizzazioni sindacali, dalle forze politiche democratiche, che sulla base delle esperienze, da quelle arretrate a quelle più avanzate, riconoscevano l’assoluta necessità della costituzione di strutture pubbliche perché le uniche per ragioni
strutturali, professionali, ed economiche, in grado di garantire prestazioni dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, tutelare i loro diritti e la loro integrazione
nel tessuto sociale e lavorativo.

Non da ultimo il ricorso estenuante al “TRASFERIMENTO DI RAMO D’AZIENDA “
art. 2112 del c.c. , avvenuto senza presupposti e finalita’ produttive ma solamente per motivi di profitto e per rendere insicuri i lavoratori , ha diffuso nel settore privato convenzionato un’atmosfera incerta e precaria , con il sopravvento di timori che credevamo superati e che riportano il mercato del lavoro indietro di decine e decine di anni.

Nel settore riabilitativo (es in quello sociosanitario in genere) l’insicurezza spesso si coniuga con il peggioramento del servizio e con guadagni per i titolari delle ditte ; per differenza risulta evidente che le risorse per i servizi diminuiscono.



Da quanto esposto risulta da una attenta analisi che nel settore socio-sanitario uno
dei campi maggiormente penalizzati nel presente contesto politico-economico
-sociale risulta essere quello della riabilitazione.

Gradualmente si è quindi assistito all’interno dei servizi pubblici e privati ,
alla contrazione di risorse ed ad una sorta di decadenza delle motivazioni generali
che negli anni 70 spinsero la ricerca, la sperimentazione e la pratica di riabilitazione
ed integrazione sociale, nel nostro paese , ad alti livelli.

Gradualmente si e’ passati nei contenuti da un atteggiamento riabilitativo verso
vaste fasce di patologie, ad approcci riabilitativi sempre più selettivi e limitati.

Assistiamo quotidianamente ad un elevato processo di demotivazione del
personale unitamente ad una flessione nel campo della ricerca applicata.

Accanto a questo processo permane una certa difficolta’ ad intervenire nella
struttura organizzativa in un sistema sclerotico , per cui permangono evidenti
isole di spreco e parassitismo , situazioni nelle quali si trova difficolta’ a
riconsiderare l’organizzazione riabilitativa legati a meccanismi corporativi di
potere locale radicati nel pubblico e nel privato , anche convenzionato.

La persona appare sempre di meno al centro dell’evento riabilitativo , anche se esteriormente e tecnologicamente si diffondono a macchie di leopardo situazioni migliorative.



Le figure professionali appaiono piu’ concentrate sul loro sacrosanto sviluppo anche in campi direzionali e di riconoscimento legislativo ; si diffonde e si incrementano aree burocratiche .E’ necessario sviluppare appieno le competenze professionali di ognuno , soprattutto di chi ha specifiche responsabilita’ nella tutela della salute degli assistiti.

Le equipe psico-medico-pedagogiche spesso stentano ad avere spazi e tempi in osservanza delle linee guida riabilitative ; e’ diffusa una certa tendenza a fingere una dinamica organizzativa riabilitativa , una sorta di balletto delle cifre , unita a scarsi controlli istituzionali validi.

Gli stipendi dei professionisti sono drammaticamente statici , cosi’ come le nuove professioni di ricerca permangono nell’area del non riconoscimento.

A differenza dell’ambito psichiatrico , in riabilitazione non si e’ affermato uno spirito di riforma , anche e soprattutto a causa del tessuto privato che ne ha impedito lo sviluppo. I vari centri di riabilitazione , spesso clericali e con elementi oscurantisti , si sviluppano senza alcun contatto e confronto scientifico comune.

Il sistema appare statico , governato da tendenze all’autoreferenzialita’ ed emergono livelli di diagio evidenti , nei pazienti e nel personale , tra i quali stenta a decollare il criterio di quell’alleanza che realizzo’ in psichiatria , ad es., la legge 180 .

Da queste e da altre riflessioni (che auspichiamo emergano dagli operatori stessi) , nasce la necessita’ di proporre un nuovo confronto tra i riabilitatori (il personale educativo , riabilitativo e terapeutico) democratici , tra tutti coloro che sentono il
bisogno di un nuovo sviluppo riabilitativo partecipato , operatori , famiglie , pazienti , associazioni , istituzioni , sindacati , forze politiche , sociali , culturali e scientifiche.




E’ un movimento che per affermarsi deve essere ampio comprensivo delle molteplicità
di esperienze e vissuti che riconosca come irrinunciabili alcuni principi comuni:

assistenza per l’integrazione;

cura per l’integrazione;

riabilitazione per l’integrazione;





A tale scopo proponiamo i seguenti obiettivi a tutti gli operatori coinvolti nella riabilitazione ed ai cittadini democratici , per far uscire dal buio e dal silenzio il mondo riabilitativo ed individuarne la rinascita e lo sviluppo nel rispetto dei principi
costituzionali , umani e civili :-


1 Osservatorio sulla qualita’ della vita e del lavoro nel settore dell’assistenza della
cura e della riabilitazione
(con annesso rilevamento di nuove discipline ed eventuali nuove professionalita’)



(In proposito sarebbe interessante proporre una commissione d’inchiesta sullo
stato generale delle strutture riabilitative private, per quanto riguarda gli spazi
per le varie attività, la validità e la verifica dei programmi, la funzione di collegamento
e coordinamento con attività sociali, il rapporto numerico operatori utenti,
i tempi realmente dedicati alle attività riabilitative, i risultati dei progetti riabilitativi,
di inserimento scolastico, sociale, lavorativo.)
E di conseguenza verificare i controlli ispettivi effettuati, il perché dei limiti oggettivi dei controlli effettuati, e le ragioni del rilascio di tante autorizzazioni immotivate
(emergenza e decisionismo).






2-Realizzazione di un sito web aperto a tutti gli operatori per creare un crocevia condiviso di dibattito politico e scientifico e permettere di impostare una RETE INFORMATICA tra tutti i centri di riabilitazione.


3)Organizzazione di una Conferenza Nazionale sulla Qualita’ del Lavoro nei Servizi Riabilitativi , con annessa rilevazione di dati conoscitiva sulle nuove tecniche , metodologie ed eventuali nuove professioni.

3)Petizione nazionale di settore finalizzata a sottoporre il processo di “trasferimento di ramo d’azienda” a verifiche e controlli approfonditi e celeri (prima della firma dell’intesasindacale) , al fine di evitare licenziamenti mascherati o procedure aggressive negative esclusivamente finalizzate a facili guadagni collegati alla precarieta’ , insicurezza e danno della qualita’ dei servizi al disabile.
Nella stessa petizione inserire la richiesta di ulteriori limitazioni alla pratica diffusa dell’applicazione dei contratti cosidetti “flessibili” nel settore.

4) Sviluppo delle liberta’ civili , politiche e democratiche nei centri privati (convenzionati o meno) nei quali i disabili trascorrono lunghi periodi di vita (possibilita’ della fruizione della propaganda elettorale facilitata , possibilita’ di stabilire relazioni conoscitive anche con persone dell’altro sesso , possibilita’ di frequentare i centri sociopolitici del territorio etc.).

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