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mercoledì 18 maggio 2011

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Cari amici,

vi scrivo a nome del Forum ex articolo 26, un movimento d'opinione (apartitico ed aconfessionale) voluto inizialmente da un gruppo di operatori dei centri di riabilitazione per persone con disabilità mentale accreditati dalla Regione Lazio al Servizio Sanitario Nazionale, ma che ha trovato consenso e partecipazione anche da parte di famiglie di persone con disabilità, associazioni ed istituzioni della società civile.

Chi ha un minimo di confidenza con la disabilità non ha difficoltà a comprendere il riferimento del nome scelto, che rimanda espressamente alla Legge 23 Dicembre 1978 n. 833:

"Articolo 26. (Prestazioni di riabilitazione). - Le prestazioni sanitarie dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, sono erogate dalle unità sanitarie locali attraverso i propri servizi. L'unità sanitaria locale, quando non sia in grado di fornire il servizio direttamente, vi provvede mediante convenzioni con istituti esistenti nella regione in cui abita l'utente o anche in altre regioni, aventi i requisiti indicati dalla legge, stipulate in conformità ad uno schema tipo approvato dal Ministro della sanità, sentito il Consiglio sanitario nazionale.

Sono altresì garantite le prestazioni protesiche nei limiti e nelle forme stabilite con le modalità di cui al secondo comma dell'art. 3.

Con decreto del Ministro della sanità, sentito il Consiglio sanitario nazionale, sono approvati un nomenclatore-tariffario delle protesi ed i criteri per la sua revisione periodica.".

Ritengo questo articolo, nella sua semplicità e chiarezza, un esempio di civiltà per l'impegno nel farsi carico di una umanità che altrimenti avrebbe continuato a svolgere con sempre maggiore fatica le attività del vivere quotidiano e della propria formazione, per quanto possibile.

Come me anche voi avrete sicuramente cominciato a sperimentare le conseguenze dell'enorme debito della sanità che la Regione Lazio deve fronteggiare, e che ha determinato una articolata manovra per onorare il pagamento del mutuo trentennale (ad oggi mancano 27 anni al saldo del debito…) che prevede: la compartecipazione delle famiglie alle spese di cura, la riduzione dei costi operata con tagli lineari ai capitoli di spesa; la chiusura di presidi sanitari; la revisione, rimodulazione e riquantificazione dei costi degli interventi sanitari. Tutto questo, nel settore della riabilitazione comporterà, ai sensi dei Decreti commissariali nn. 89 e 90 del 10.11.2010 e delle valutazioni delle "Unità Cliniche Valutative" della Regione Lazio, la riduzione da 2457 posti per la riabilitazione, nell'intera regione, a 365 interventi in"estensiva" (interventi tecnicamente più qualificati: educativi, riabilitativi, ergoterapici, ecc.) e 102 in "mantenimento" (interventi di assistenza, seppure qualificata). I restanti 1990 posti saranno riconvertiti in "Centri semiresidenziali per persone con disabilità": SD4, ossia Centri semiresidenziali ad alto-medio carico assistenziale con rapporto standard di 1 operatore ogni 4 utenti; SD5, ossia Centri semiresidenziali ad basso carico assistenziale con rapporto standard di 1 operatore ogni 5 utenti. Il tutto, riconoscendo ai centri tariffe molto più basse delle attuali, ferme tra l'altro al 2001.

Sicuramente da qualche parte il denaro per il pagamento del debito si dovrà tirar fuori, ma se è discutibile trovarlo sulla pelle dei cittadini è sicuramente immorale farlo sulla vita "dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa", partendo dall'assunto che le prestazioni terapeutiche erogate dai centri ex art. 26 sono "inappropriate ed eccessive" perché destinate a persone (disabili) di età adulta, come più volte sottolineato nei decreti commissariali.

Per chi come me lavora in un centro "ex articolo 26", è chiaro che si lavora sulla "centralità della persona presa in carico" e della "presa in carico globale", è chiaro che questa umanità non potrà mai "essere dimessa" dai nostri centri e dovrà essere accompagnata per tutta la vita, e che è fondamentale un rapporto superiore all' 1 a 4 o 1 a 5, non fosse altro che per il mantenimento delle autonomie o abilità acquisite. Tra l'altro le risorse umane, cioè gli operatori sociosanitari dei diversi profili professionali, sono di altissima specializzazione e difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro.

L'effetto degli atti amministrativi della Regione Lazio per l'attuazione del piano di rientro sui "Centri di riabilitazione ex Articolo 26" è stato la corsa delle amministrazioni delle strutture private accreditate ad elaborare ipotesi di piani aziendali per rientrare nei nuovi limiti economici.

Come? Tagliando posti di lavoro.

Cosa vi chiedo?

  1. di sostenere l'impegno che il Forum ex articolo 26 sta profondendo per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sulle negative implicazioni sociali, culturali e di costume, che il provvedimento commissariale comporta;

  2. di sostenere le richieste di revisione dei provvedimenti che trasformano i "centri di riabilitazione ex articolo 26" in "centri semiresidenziali per persone con disabilità SD4 e SD5";

  3. di non consentire che il patrimonio umano, professionale e culturale degli operatori sia disperso;

  4. di sostenere la volontà collettiva di massima tutela delle persone con disabilità.

Ringraziandovi per l'attenzione accordatami, vi saluto cordialmente.

Roma 17/05/2011

Giovanni Marcoccia


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